Ammalarsi di “Dune: Prophecy”
Analisi duniana di Filippo “Jedifil” Rossi
C’è subito da dire che è stata già annunciata la Stagione 2 della nuova incarnazione di Dune, la serie HBO Dune: Prophecy. Come sempre Dune, nonostante l’estrema difficoltà sia di fruizione che di comprensione, resta la Saga che (sui libri e a livello audiovisivo) più sa comunicare al subconscio comune degli esseri umani. Esprime paure e desideri in fondamentale chiave futuristica, e così ottiene un successo popolare fuori scala – pure nel mondo superficiale di oggi. Questa è l’unica, vera Fantascienza.
Tornando alla prima Stagione di Dune: Prophecy, si tratta di un crescendo. L’apice è nelle ultime due puntate, davvero riuscite, che tirano le fila del contorto processo narrativo delle sei complessive. Il progetto è strapieno di roba, tipo un Flash Gordon hard science-fiction, ma si rivela, purtroppo, brevissimo, e per questo un po’ troppo frettoloso e poco chiaro. Ispirato al libro Sisterhood of Dune, primo romanzo della Trilogia prequel delle Grandi Scuole di Dune, cronologicamente l’ultima prodotta da Brian Herbert e da Kevin J. Anderson; ne sviluppa in modo inedito le vicende, una generazione dopo. Importante sottolineare come ci si avventuri in zone inesplorate, mai nemmeno mappate, del vastissimo Universo di Dune, costruendo di fatto un nuovo Canone. I personaggi principali sono tre: le ormai adulte sorelle (di nome e di fatto) Valya e Tula Harkonnen, coppia leader di questa non meglio definita Sorellanza di “streghe” cosmiche che suggerisce una pesante parentela con il più famoso e classico Bene Gesserit; e il guerriero Desmond Hart. Due donne e un uomo pienamente maturi, in mano agli attori più interessanti e dotati – rispettivamente Emily Watson, Olivia Williams e Travis Fimmel.
Se le due Harkonnen portano avanti il racconto nelle vesti di protagoniste, Valya di azione e Tula più in retrovia; è l’antagonista Desmond Hart il vero fulcro della ruota a spirale di eventi e figure: un centro gravitazionale misterioso e ambiguo, la cui rivelazione crea la suspense, il cui dramma incuriosisce e affascina. Si rivela essere il figlio perduto, in scene di tipo arturiano, di Tula Harkonnen e Orri Atreides, coppia vista unirsi in giovane età tramite flashback (situazione già narrata nel libro Sisterhood di Herbert figlio e Anderson)… è quindi erede sia dell’arcinota famiglia Harkonnen, sia del fondamentale progenitore Vorian Atreides, mutazione “androide” ex araldo di Omnius – l’autoproclamata entità-collezione di intelligenze artificiali a capo dell’Impero Sincronizzato delle Macchine Pensanti prima e durante il Jihad Butleriano. Ma non basta. Hart mostra di possedere un potere simile alla Piaga di Omnius, stratagemma bellico virale tratto dai libri prequel che adesso, nella serie, è mutato e infetta la fonte della paura nel cervello (e che non manca di far nascere in embrione la Litania contro la Paura delle Bene Gesserit, trovata che domina il Dune classico); quindi è affiliato al terrificante robot pensante Erasmus come anche ai Tlulaxa, abbietti trafficanti di organi futuro Bene Tleilax – l’accoppiata che ha sviluppato la Piaga. Sono tutti elementi che collegano Desmond Hart ai diversi libri prequel di Dune, confermandone l’importanza assoluta in questa grande espansione multimediale.
Le sorelle Harkonnen e Hart dominano una serie non perfetta. Molto criptica e poco chiara come messa in scena, è difficile da seguire. Eppure, come ho letto in giro, il suo è esattamente lo stile narrativo di Frank Herbert in Dune, per quanto visto soprattutto nei sequel letterari I Figli di Dune e negli ultimi due, Eretici e Rifondazione. È giusto che sia così ed è una fantastica sfida allo spettatore. Il livello formale di costumi, mezzi, scenografie, attori, è alto, nonostante i lunghi problemi produttivi che la serie ha avuto, il cui motivo è evidente: è roba difficile. Ma del resto, ragazzi, Dune è sempre stata la saga più difficile che io abbia mai incontrato! Quasi inaccessibile… nonostante l’enorme successo del primo romanzo, fin dalle prime pagine leggiamo una storia, soprattutto di Frank Herbert con i sei libri classici ma anche poi con il materiale del figlio, che è di una complessità sovrabbondante, sovrumana. Mi pare ovvio e giusto che ne risulti una serie televisiva difficilissima. La magnifica chiave interpretativa è il fatto che nell’organizzazione segreta di sole donne al centro di Dune: Prophecy non vediamo assolutamente il Bene Gesserit di Dune. Questa è ancora la Sorellanza, come insistono loro stesse, le Streghe, a chiamarsi. Ciò consegna, finalmente, la sensazione dell’immenso palcoscenico storico che introduce la vicenda più conosciuta che avverrà su Arrakis.
Si tratta dell’inizio del Bene Gesserit, quindi tutto quello che si vede qua è un proto- o un pre-. Si parla di proto- o pre-Kwisatz Haderach (alias Desmond Hart, figlio segreto di una Harkonnen e di un Atreides) che potrà spiegare la famosa riparazione della frattura Atreides/Harkonnen, tanto sbandierata in Dune, oltre diecimila anni dopo. Qui probabilmente la Sorellanza, il proto-Bene Gesserit, incomincia a intuire che per arrivare a sconfiggere strategicamente Omnius, nel lontanissimo futuro del ritorno delle Macchine Pensanti, servirà una ricomposizione della faida tra le due sorelle Harkonnen e gli eredi Atreides. Primo, perché le due umanissime Harkonnen non lo penserebbero mai, loro odiano gli Atreides – però così, da Harkonnen egocentriche, manterranno oltre tutto il loro 50% di trionfo finale. Secondo, perché gli Atreides derivano da Vorian, umano geneticamente modificato dai Titani e quindi collegato al mondo biologico-meccanico ed elettronico delle Macchine Pensanti. In questo modo e in questo periodo storico si arriverà a capire che si dovrà iniziare il lungo percorso degli incroci genetici per arrivare (dopo dieci secoli, non adesso e subito!) all’ancora ipotetico e non pienamente compreso Kwisatz Haderach. Sarebbe proprio Hart a dare la primissima scintilla, come figlio non voluto tra una Harkonnen e un Atreides, ed è esattamente questo che dovrà avviare la creazione del Bene Gesserit, con il superamento finale della Sorellanza. Bene Gesserit che sarà una cosa evidentemente diversa da quanto abbiamo visto fino adesso nella serie. Per dire, non è che si faranno “gli incroci genetici per trovare una generazione di leader più umani, più buoni, più bravi”, come dicono le Sorelle confusamente nelle prime puntate; il Bene Gesserit vorrà arrivare con gli incroci genetici al Kwisatz Haderach, che è un livello di evoluzione umana completamente diverso. Se la serie insisterà a rappresentare bene l’inizio di questo ragionamento fantascientifico, coprirà un sonoro “non detto” nella mezzo-secolare saga herbertiana.
Si parla anche di pre-Abominio. L’abominazione nella giovane Lila Cho Grace Berto-Anirul (bellissima, tra l’altro) non c’entra nulla con l’Abominazione di Alia Atreides per ora solo intuita, ma che vedremo per bene nel futuro film Messia di Dune – fantastico anche il nome simile, Lila e Alia. Questa della serie non è in realtà l’Abominazione classica Bene Gesserit dovuta all’Acqua della Vita di Arrakis che rovina l’Agonia in un Pre-nato, ma è un pre-abominio della Sorellanza dovuto al veleno illuminante della droga di Rossak, con variazioni minime di Spezia grazie alla tisana erogata da Tula. Chiaro? Bellissimo! Ed è solo l’inizio di tutta una serie di ragionamenti in senso pre- e proto-.
Assistiamo a un proto-Ghola. Credo che Desmond Hart non sia un Ghola, ma sarà semplicemente un clone con una devastazione mentale operata dai mercanti di organi umani Tlulaxa (proto-Tleilaxu del Bene Tleilax) o dalla parte robotica dei nemici cioè Omnius/Erasmus, o anche direttamente dagli IXiani amanti dell’elettronica e dei computer… che ne sappiamo per ora? Comunque Hart sarebbe un vero e proprio clone dell’originale divorato dal Verme, come sono quelli di Star Wars, con parti cyborg; oppure addirittura un Replicante artificiale ma organico con le memorie innestate, come vediamo in Blade Runner (soprattutto nel secondo film, il 2049 di Dennis Villeneuve, che presenta il Replicante che sa di esserlo). Cioè, si sta passando per la fantascienza classica ma già matura di Cloni/Replicanti per introdurre, dopo 10.000 anni, i Ghola di Messia di Dune, che sono una fantascienza matura ma evoluta ed evolutiva, già nel 1969 in anticipo sui tempi e addirittura più geniali di quelle fondamentali idee. Però qui non si parla ancora di Ghola, ossia umani resuscitati dal DNA che mantengono latenti le memorie personali (e razziali) nella carne, pur deviate da un artificiale strato ipnotico. Capite? È tutto un pre-, un proto-. Vediamo quindi i Proto-Sardaukar (del resto Salusa Secundus deve essere ancora devastato dagli attacchi atomici), la proto-Litania contro la Paura (che risponderà al Retrovirus di Hart all’attacco dei centri cerebrali della paura), i proto-Volti Danzanti (qui ne vediamo uno femmina nella Sorellanza, mentre il maschilista Bene Tleilax rovinerà tutte le sue donne negli uteri cerebralmente morti che chiameranno Vasche Axolotl).
Il finale è clamoroso. Notevoli zelote butleriane che distruggono la macchina pensante della Sorellanza, unite a un Imperatore Padiscià che si ammazza quando capisce che mente e corpo appartengono alle streghe. Inoltre… Nella trilogia letteraria sul Jihad Butleriano uno dei droni di Omnius dispersi nella galassia fu inghiottito da un Verme delle Sabbie; la luce blu all’interno del Verme è quel drone/sonda? Spiegherebbe l’occhio elettronico di Desmond Hart e il Retrovirus che brucia le persone, come pure gli occhi blu e i suoni robotici negli incubi ricorrenti. Che Hart sia quindi un’avanguardia cyborg di Omnius, dominato pure da una misteriosa figura Tlulaxa/Tleilaxu e/o IXiana (dato che il filo-macchine IX in Dune è come il prezzemolo)? Il mezzo cyborg Desmond è anche imparentato con Keiran Atreides, il cui padre, Albert, è l’unico membro della famiglia Atreides che Tula non ha massacrato; Keiran è stato fregato da Sorella Francesca (tramite la soffiata della Sorella fremen Mikaela), che poi gli scatena contro il figlio bastardo imperiale Constantine Corrino. Restano del resto solo due principi Corrino, adesso: una vera, Ynez, e un bastardo, Constantine. Punto sul bastardo, figlio di suo padre e di una Sorella entrambi morti! Che faide. Aggiungiamoci la pre-Litania della Paura contro il nuovo Retrovirus, il piega-spazio della Gilda con l’arrivo su Arrakis, la cerca del Verme con la sonda robotica in bocca… Risolveranno il segreto del desaparecido Vorian, che magari cerca pure lui le tracce sulle sabbie di Omnius? Valya Harkonnen vi troverà la verità sullo scontro tra il fratello Griffin e Vorian Atreides, avvenuto proprio su quelle famosissime dune?
Il secondo e il terzo romanzo della Trilogia delle Grandi Scuole, ispirazione diretta della serie, sono rispettivamente Mentats of Dune e Navigators of Dune. Ci dovrà essere, nelle successive Stagioni, un’evoluzione anche in chiave proto-Mentat e proto-Navigatori della Gilda, elementi citati ma che non abbiamo ancora visto. Noto con entusiasmo che si chiarirebbe, in questo modo, il famoso cortocircuito tra tutte queste idee, che è decisivo per la saga: Paul “Muad’Dib” Atreides. Egli, dopo diecimila anni cioé oggi al cinema, sarà contemporaneamente un Bene Gesserit, un Mentat e un Navigatore – senza poi parlare del Figlio Dio Imperiale… Ragazzi, è una figata. A livello duniano è una roba pazzesca. Anche perché, ripeto, dice tutte queste cose puramente duniane (quindi di per sé superiori) in stile Frank Herbert maturo, che è il più difficile, il più episodico e involuto, forse è anche il meno perfetto, eh, però è anche quello più stimolante, più vasto, più penetrante nei sotterranei cerebrali dell’inconscio del lettore. Abbiamo una serie televisiva che, se gli autori sapranno mantenere coerenza formale e concettuale, è eccezionale, mai vista prima. Come del resto è Dune.
Di Filippo “Jedifil” Rossi, Presidente Yavin 4