Indiana Jones è morto nel 1981, lunga vita a Indiana Jones!

Siccome io al tipo in foto ci tengo (fin dalla prima visione nel 1981 a dieci anni), non posso limitarmi a stroncare l’ennesimo film a lui dedicato che mi delude molto, ma sono obbligato ad approfondire.

Articolo Indiana Jones, dopo la visione del Quadrante del Destino (episodio V) – NO SPOILER.

L’unico film dei cinque che trovo “Capolavoro Indiscutibile”, a prescindere dalle evidenti e storicizzate scopiazzature (che mi interessano zero – tutti i capolavori copiano qualcosa da capolavori precedenti), è il primo, appunto del 1981: “I predatori dell’Arca perduta”.
Tutti gli altri film o mi hanno fatto schifo o non mi sono mai piaciuti tanto; nemmeno “Indiana Jones e l’ultima Crociata”, leggendario e amatissimo terzo del 1989 che per me funziona con Sean Connery e con l’idea di Cerca medievale, ma ha una storia semplificata, poco intreccio, finale deludente e molta atmosfera in meno del primo episodio – nonostante l’oggetto più affascinante di tutti, il Santo Graal!
Perché?

Verissimo. Nel primo, il regista Steven Spielberg aveva una mano coreografica miracolosa, che praticamente non si è più vista: tutti i giochi action e slapstick di tipo “domino” (un guaio tira l’altro, in crescendo) legati al millimetro agli ambienti scenografici e/o agli oggetti di arredamento, già amati nel 1979 del magnifico “1941 – Allarme a Hollywood”, nei Predatori sono moltiplicati per 100, variati in continuazione senza stancare mai, anzi, erano sempre più divertenti, ritmati e geniali (dalla pietra rotolante al caminetto tibetano, al pozzo di serpenti, all’aereo a terra che gira in tondo, alla carovana di mezzi e chi più ne ha)! Poi… verissimo che l’autore e produttore George Lucas era ancora sincero, nello scavare nei ricordi di bambino ed esporli senza pudore, come appena fatto in Guerre Stellari 1977. Verissimo infine che c’era uno scrittore, Lawrence Kasdan, che si poneva domande critiche sulla sceneggiatura e sfornava dialoghi fulminanti.
Ma non basta questo.

Il trucco vincente del primo film, mai più ripetuto nei successivi, era nel titolo.
Perché il primo si intitola così: senza nomignoli, al plurale, generico e negativo. Predatori, come dei figli di putt*** razziatori di tombe. Già quel magnifico e fondamentale titolo dava zero importanza all’eroe e toglieva l’eroismo al protagonista.

L’unica, triste verità è che subito dopo, nel secondo del 1984 “Indiana Jones e il tempio maledetto” (in tutti i sensi!), si inizia a sopravvalutare proprio Indiana Jones. Che è un protagonista divertente e bizzarro, ok, ma senza veri eroismi, che anzi era (lo è solo nel primo!) e dovrebbe sempre essere un perdente, perché resta un farabutto piuttosto ambiguo, egoista nell’animo. Proprio come il precedente Han Solo di Star Wars. L’interprete delle due figure lucasiane, Harrison Ford, dà sempre il meglio con protagonisti cialtroni e anonimi, uomini comuni presi controvoglia in cose più grandi di loro e che quindi sono costretti ad arrangiarsi facendo conto solo sulla fortuna… e con motivazioni tutt’altro che nobili. Indiana Jones ha solo studiato un po’ di più di Han Solo, ma come lui resta un tipastro che si riempie solo la bocca di etica e morale – per il primo, musei e università. In realtà gliene frega zero, sono solo tristi tic nevrotici; lui è come la sua nemesi, René Belloq! Un predatore.
Bellissimo! Indiana Jones (mai, mai l’osceno “Indy”!) diventa immortale nella connessione negativa con il rivale Belloq, il quale lo sa benissimo e ne approfitta in continuazione, e lo anticipa annullandone qualsiasi sforzo.

Questo protagonista, e questo attore, nei Predatori dell’Arca perduta ha senso solo come mediocre e predestinata vittima, giustamente presa a calci in culo da un’avventura molto fuori dalla sua portata di americanastro col cappellaccio, un pochettino superiore alla media terribile di un popolo sbrigativo e superficiale – destinato a non capire e quindi a perdere. L’avventura dei Predatori è colta (l’Arca dell’Alleanza viene dallo studio serio della Bibbia), vera (la polvere del deserto e l’epoca di guerra razzista), sincera (Spielberg è ebreo e legato a religione e nazi) e misteriosa (non si spiegherà mai cosa sia l’Arca in concreto, né cosa contenesse, il suo potere o la sua fine, ne resta solo un sapore vagamente mistico e comunque incomprensibile).
Un predatore, per di più americano, non può mai vincere felice e contento nella facile soluzione di enigmi raffazzonati, confusi, finti e noiosamente rassicuranti, come sono tutti gli altri episodi, dalle Pietre nel Tempio al Graal della Crociata, dai Teschi di Cristallo del Regno all’aggeggio di Archimede nel Quadrante. Inoltre, un predatore è sempre un figlio di buona donna solo, solitario: non si può fidare di ragazzetti pestiferi (Short Round), padri padroni (Henry senior), figli volenterosi (Mutt/Henry III) e, in ultimo, antipatiche figliocce (Helena Shaw)… per di più con bande appresso.

Diavolo! I “predatori” sono Cattivi e, anche se meno cattivi dei dannati nazi, degli assassini Thug o dei dittatori stalinisti, devono sempre perdere e stare male. Sono ipocriti che devono restare soli e arrabbiati col mondo. Ladri di tombe sconfitti da un ordine sociale comunque benigno e ridicolizzati da una Bontà Superiore.

P.s.
In foto: la primissima apparizione di un grandissimo figlio di putt***, cattivo e poco rassicurante. Io di Indiana Jones non mi fiderei mai… per questo l’amo.
L’amavo.

P.p.s.
In “Star Wars – Episodio VII: Il risveglio della Forza”, film superiore che inaugura una Trilogia fondamentale, l’altro predatore fordiano Han Solo ha una vecchiaia giustamente molto simile a quella di Indiana Jones, ma fa una fine ben più coerente e perfetta.

P.p.p.s.
Molti, in origine, trovavano facili paragoni tra Indiana Jones e Corto Maltese. Il genere è lo stesso, la sincerità è uguale, il genio è il medesimo, ma il romanticismo proprio no. Il Corto di Hugo Pratt non è un materialista, è un idealista.


Piccola ma fondamentale integrazione, che mi fa notare il grande indianajonesaro del Club Y4 Roberto “Darth Maggio” Magistro.
Darth Maggio: “Concordo su tutto. Non concordo invece sull’oggetto più affascinante, che sarebbe il Santo Graal. L’Arca per me ha tutto. Fascino, mistero, poteri indicibili. Inoltre il Graal parla di un dio buono, amorevole… il suo potere è dare la vita. L’Arca parla di un dio guerriero, da temere… il suo potere è portare distruzione. Arca 1 – Graal 0… palla al centro.”
Verissimo, chioso io. Lo dico solo perché per me il Graal è Re Artù, ma l’amico Rob ha perfettamente ragione. Anzi, lo uso per integrare l’articolo. I Predatori è l’unico film perfetto di Indiana Jones anche per questo: l’oggetto della ricerca, il MacGuffin, è cattivo come e più dei personaggi.

(Articolo di Filippo “Jedifil” Rossi – Presidente di Yavin 4)

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